Approfondimenti

LA FACCIATA

La prima cosa che colpisce chi si avvicina alla chiesa di san Biagio è la stupenda facciata così descritta da Paola Pizzamano in Lendinara, notizie e immagini per una storia dei beni artistici e librari: "Il pronao aggettante - motivo desunto dall'architettura del Palladio - staccandosi dalla fronte, s'inserisce nell'ambiente circostante e crea un effetto scenico che riassume in sé quello brillante della luce riflessa sul corso dell'Adigetto. Nell'ideazione della facciata di San Biagio, il Baccari sfruttò l'ubicazione della chiesa, che sorge di fronte all'Adigetto, per creare una facciata soggetta alle modulazioni della luce con effetti pittorici, dal chiarore delle superfici delle colonne al chiaroscuro del portico in armonia e rispondenza con la luce riflessa dell'acqua."


 

LA VISITAZIONE

Un capolavoro, una splendida opera presente nella chiesa di San Biagio è la pala centinata raffigurante la Visitazione di Maria Vergine a S. Elisabetta, firmata sul parapetto Sebastianus Pictor Faciebat MDXXV.

Si sono succedute molte discussioni e ipotesi sull'attribuzione di quest'opera, influenzate anche dalla firma sul parapetto. La scritta Sebastianus ha fatto propendere in un primo tempo per Sebastiano del Piombo, o anche per Sebastiano Filippi Senior, pittore originario di Lendinara, ma alla fine la critica (Longhi, Ragghianti, Sgarbi, Pizzamano) si trova abbastanza concorde sul nome di Giovanni Luteri, detto Dosso Dossi, pittore della corte Estense, che la eseguì intorno al 1525. La firma ritenuta apocrifa si pensa sia stata posta in tempi successivi. Originariamente l'opera era collocata sul quarto altare a destra, nella cappella di proprietà della nobile famiglia Conti, ma poi, con la ricostruzione ottocentesca del Baccari, è stata posta sul terzo altare sempre a destra.

La pala raffigura Maria Vergine, con veste rossa e manto blu, in visita alla cugina Santa Elisabetta; le due donne sono in primo piano, e i due santi, Giuseppe e Zaccaria sono al loro fianco, quasi defilati. Sullo sfondo è tratteggiato uno stupendo paesaggio.

Il Dosso, nato forse a Ferrara intorno al 1490, era pittore di corte degli estensi a Ferrara; ebbe contatti a Venezia con Giorgione e Tiziano, e a Roma con Raffaello e Michelangelo, che erano i più grandi artisti del secolo; dai suoi rapporti con questi grandi artisti acquisì un linguaggio pittorico proprio, come elaborazione e fusione delle tendenze pittoriche veneta e romana.

Nella splendida tela presente a San Biagio si notano i riferimenti delle due scuole, la simmetria tipicamente romana della composizione nel suo insieme e i colori del Giorgione e di Tiziano della scuola veneta.